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Imprenditoria femminile in cerca di nuovi “role models”

Secondo un’indagine dell’università di Milano-Bicocca l’influencer Chiara Ferragni non ispirerebbe più le giovani generazioni.

lunedì 29 aprile 2024
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“Dura e determinata”: così le ragazze immaginano la donna imprenditrice secondo un sondaggio realizzato da Obiettivo Effe, un progetto per l’empowerment femminile dell’università di Milano Bicocca.

Dalla stessa ricerca, che ha riguardato un campione di 502 adolescenti sia maschi che femmine e un focus qualitativo su 12 ragazze tra gennaio e marzo 2024, è emerso a sorpresa che l’imprenditrice Chiara Ferragni non è più un modello a cui ispirarsi.

“Nelle nostre ricerche precedenti, Chiara Ferragni era una delle poche imprenditrici modello citate spontaneamente dalle adolescenti, insieme a Miuccia Prada, a fronte di una lunga lista di nomi maschili, da Elon Musk a Mark Zuckerberg e Giorgio Armani. Un riconoscimento che è venuto a   cadere dopo il ‘caso pandoro’, impoverendo significativamente l’universo aspirazionale femminile, che è uno dei fattori che influenzano l’attitudine imprenditoriale tra le giovani donne”, spiega Emanuela Rinaldi, ideatrice   del progetto e docente di Sociologia dei processi culturali all’Università di Milano-Bicocca.

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di Annamaria Vicini

 

Il piano prevede la realizzazione di un campo estivo che si terrà, nella sua prima edizione, dal 10 al 15 giugno presso la sede dell’ateneo ed è riservato esclusivamente alle studentesse. Effe Summer Camp è un percorso unico nel suo genere in Italia e viene lanciato per colmare un divario riscontrato già dai 15 anni a svantaggio del genere femminile riguardo alle competenze finanziarie. Il percorso formativo alternerà lezioni teoriche con testimonianze di imprenditrici e imprenditori riguardo alle proprie carriere professionali, con casi di studio, giochi ed esercitazioni pratiche e con un approccio metodologico che prevede la co-progettazione tra chi si occupa di impresa e chi invece di scuola e ricerca. E chissà che proprio tra queste imprenditrici le ragazze non scoprano modelli magari meno famosi di Chiara Ferragni ma comunque di successo a cui ispirarsi, oltre a modificare quell’immagine di “donna con l’elmetto” riferita nel corso dell’indagine.

L’Italia, che riguardo al lavoro femminile non brilla certo per tasso di occupazione ed equità nei trattamenti retributivi, risulta invece all’avanguardia rispetto agli altri Paesi Ue per numero di lavoratrici autonome e imprenditrici.

Secondo l’ultima rilevazione Istat le imprese a conduzione femminile rappresentano il 30% su un totale di quattro milioni e 800mila imprenditori, in lieve crescita rispetto al 2015 quando la percentuale era del 29,1%.

Le imprenditrici sono mediamente più giovani dei colleghi maschi (rispettivamente 49 e 52 anni), ma tra gli under 35 si osserva un maggiore equilibrio di genere, con un’incidenza della presenza femminile del 37,1%.

La stragrande maggioranza delle donne alla guida di un’azienda opera nel comparto dei Servizi (90,7% a fronte del 74,9% degli imprenditori), in cui le donne rappresentano poco più di un terzo (34,2%) del complesso degli imprenditori del settore. Poco meno di un milione di donne svolge un’attività imprenditoriale senza dipendenti (64,8%, a fronte del 62,4% degli uomini): l’assenza di dipendenti caratterizza soprattutto l’attività imprenditoriale delle under 35 (72,8%) e delle imprenditrici del Nord-Ovest (68,9%).

Per l’imprenditoria femminile il Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr) ha stanziato 400 milioni di euro.

Secondo il monitoraggio di Openpolis i progetti presentati sono 1089: di questi 178 in Lombardia, 139 nel Lazio, 120 in Emilia Romagna, 107 in Veneto, 99 in Sicilia, 79 in Toscana.

Copertina: 123rf